venerdì 23 gennaio 2015

LA TUA PRIVACY E' MIA!

Mio figlio da qualche giorno è in quarantena. Ha gestito male la sua libertà, si è messo in un guaio che lo ha tormentato per due settimane e poi finalmente ha scelto di aprirsi e confessare le sue pene. Io non sono proprio caduta dal susino, ammetto che erano diversi giorni che praticavo come investigatore privata. Ho ascoltato qualche telefonata, rovistato nei cassetti, nelle tasche dei pantaloni e dietro il contenitore delle mutande. L'unico posto in cui non sono riuscita ad arrivare è tra le chat del telefonino, colpa mia che quando gliel'ho regalato ho dimenticato di instaurare la regola che non esistono password, perche in quanto genitore ho il diritto di controllare anche le sue conversazioni. Lo so lo so .. risparmiatemi la ramanzina dell'etica, della privacy e del rispetto degli spazi altrui.
State scherzando ? Sarebbe normale consegnare a dei ragazzini di 12-14 anni uno smartphone, col quale impugnano il mondo con un click, senza poterne avere il controllo? Stiamo parlando di un oggetto che li mette in contatto con una valanga di informazioni, contatti e immagini. Qualcosa in grado di sostituire qualsiasi cosa. Compreso l'affetto di un genitore e di quello che gli lava le mutande.
Non posso sentire discorsi del tipo: " Noo, il telefono è come un diario privato, è personale non si deve mettere il naso.." Un diario privato è un diario privato.. fatto di fogli e lucchetto. Dove si scrivono pensieri personali e si chiudono a chiave e non rappresenta alcun pericolo per la sicurezza del giovane. Il telefono è un telefono, con connessione ad internet. Se permettete è tutta un'altra cosa e la privacy del mio minore appartiene a me. Colpa nostra. Appunto.
Lasciamo perdere anche discorsi del tipo: " I ragazzi devono stare lontani dalla tecnologia, fa male agli occhi al cervello e al sedere".. I nostri figli sono figli di questo tempo, escluderli significherebbe alienarli e privarli degli strumenti indispensabili per affermarsi in questa società fatta di tecnologia.
Dobbiamo rassegnarci al fatto che ci tocca usare il cervello. La privacy.. ancora questa maledetto sipario, fasullo e strumentale.
 Ma sono stata fortunata forse, perché grazie alla sua privacy e alla sua indipendenza mal gestita, quel sabato mattina in lacrime figlio ha capito che non la voleva poi tanto e che in verità aveva bisogno che gliela gestissi io. Capo a.
 Se mi fossi comportata in modo più responsabile non avrebbe dovuto essere lui a consegnarmi la sua vita nelle mani. Ma in fondo cari genitori, una ragione ci sarà se diciotto anni sono il termine scelto per la maggiore età. Fino ad allora siate padroni consapevoli della privacy dei vostri amati figli.

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