venerdì 23 gennaio 2015

LETTERA A FIGLIO

Caro figlio mio so bene come ti senti, sono figlia anch'io.
E anch'io sono figlia di una madre anomala, incapace di insegnarti un certo rigore, perché mi fa soffrire. Hai la mala sorte di non avere una guida dispotica, ma una persona che ti lascia essere e parlare, ed è una sfortuna credi a me, lo capirai da adulto. Oggi non hai nulla da dire e il tuo essere è ancora vagulo, questa è la realtà.
Ti osservo buttato sul tuo letto, in mezzo al tuo disordine fisico e mentale. Sei bello.
Peccato per il tuo sguardo assente, perso in qualcosa che di certo non posso capire. Butto l'occhio sul libricino che ti ho passato tre settimane fa. Intonso tra le macerie del tuo comodino.
"Hai letto un po figlio?", è un libro che è piaciuto a tante generazioni di adolescenti, è corto ( particolare non trascurabile), e ho la segreta speranza di farti appassionare almeno un po al mondo sconosciuto della lettura. Sbuffi.. sento il tuo respiro insofferente, capisco che sei stanco di sentire la mia voce che rimbrotta.
Anch'io sono stanca. Mentre ripeto come un mangianastri sempre le stesse parole, sale il voltastomaco.. non ne posso più di sentire la mia voce. Ancora una volta ti capisco. Ma cos'altro posso fare io ? Arrendermi a tale disfatta, girarmi e occuparmi d'altro? In fondo se oggi mille delle mie parole non servono ad altro che logorare i nostri nervi, significa che non sono mai riuscita a trovare il modo giusto per farmi ascoltare. Perché mai dovrei riuscirci ora che hai 14 anni e che sei diventato un ragazzo?
E allora dietro tutti questi pensieri ancora una volta mi ribello, tu sei anche mio, non solo tuo. E sei ancora giovane e quindi fai cosa dico io. Leggi venti pagine di quel dannato libro, altrimenti non esci.
Scendo sconsolata al piano di sotto figlio.. ho dovuto alzare la voce e mi hai risposto male. Non mi sopporti più, non sopporti il mio modo di parlarti e lo confidi a tuo padre. Io sono felice che hai qualcuno con cui sfogarti.
Lavo i piatti, col solito peso nel petto, da dove viene vai via. E stai zitta che hai parlato troppo.
Il silenzio regna in casa, sei chiuso in camera tua ma esci, hai il bisogno di dirmi che.. "sto Siddharta non è cosi male".
"Ci sono tante cose belle che nemmeno immagini.."
Tu sei tornato nel tuo regno, e io ho pianto.

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